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    Facework and Rhetorical Strategies in Intercultural Argumentation

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    Intercultural discourse (especially via a lingua franca) adds a new dimension—facework (establishing of culture-sensitive politeness strategies)—to the theory and practice of argumentation from a number of perspectives: its specificity as compared to ordinary argumentational discourse, the interpretation of the concept of incommensurability, and the conduct of international negotiations. Politeness systems relevant for different cultures are not unpredictable, but represent linguistically and cognitively a highly generalised universal system which can be adopted by interlocutors and used in practical discourse. Politeness expressions are governed by linguistic components—by language forms of a certain type and by specific discourse patterns. The proper choice of language forms and discourse patterns adds a special dimension to argumentative schemata. The politeness—relevant packaging of discourse adds a zero-step to the normative stages of an argumentative discussion (establishing hierarchical relations as such), and needs permanent alignment of these relations, by using correct language forms and discourse patterns

    Una epidemiologia senza numeri: gli infermieri raccontano la loro percezione-gestione dei disturbi comportamentali dell’anziano

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    Obiettivo. Valutare la praticabilità di strategie di formazione-assistenza che valorizzano la soggettività infermieristica nella gestione dei problemi comportamentali dell’anziano. Metodo. Attraverso un lavoro di gruppo, il personale infermieristico di un centro residenziale per anziani propone, con narrazioni personali, il propri punto di vista relativo a: 1. La definizione del disturbo comportamentale. 2. Le strategie adottate prima del, o in alternativa al, ricorso a farmaci psicotropi. 3. L’esperienza di risposte significative ottenute con interventi non farmacologici. Risultati. Le narrazioni in risposta alle tre domande vengono riportate integralmente, caso per caso, per documentare, con le loro variabilità di linguaggi, di concettualizzazioni, di pratiche, da una parte la necessità, dall’altra le potenzialità ed i limiti di comportamenti infermieristici assistenziali che privilegiano pratiche concrete di ascolto, che permettono anche la migliore percezione ed esplicitazione del ruolo. Conclusioni. La narrazione può incorporarsi in modo efficace nell’assistenza, come strumento di formazione e modalità di ricerca, specie in aree grigie dal punto di vista delle evidenze e che richiedono una più esplicita assunzione di responsabilità da parte infermieristica
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